sabato 24 gennaio 2009

Il lavoro di équipe

Quando un anziano entra in casa di riposo viene valutato da professionisti diversi e quindi secondo approcci diversi.
Il fisioterapista valuterà la mobilità, il medico la salute, il logopedista se ha problemi di linguaggio, l'infermiere la cura da seguire, l'educatore valuterà come utilizzare al meglio le abilità residue per incrementarle e per, se possibile, acquisirne di nuove.
Quindi il prendersi cura di una persona, specialmente se anziana, implica un approccio globale e unitario alla persona.
Tutti questi professionisti non possono, allora, lavorare ognuno per loro conto senza pensare che si sta lavorando per un'unica persona, per cui è necessario e utile lavorare in équipe.
Scopo dell'équipe diventa così, la valutazione della condizione del bisogno, l’individuazione dei risultati di salute desiderabili, la scelta del programma attivabile per raggiungere tali risultati, fino ad arrivare alla valutazione e al controllo degli effettivi risultati prodotti, in rapporto ai risultati attesi.
Non si lavora solo sui bisogni espressi dalla persona ma soprattutto su quelli inespressi che possono essere rilevati solo tramite l'osservazione della persona nel nuovo ambiente in cui si trova a vivere.
Una volta accertato il bisogno, si deve compiere un passo molto importante, definire il risultato proponibile e raggiungibile, indicando il programma assistenziale praticabile.
Per fare ciò bisogna considerare il contesto di vita fortemente connesso con i bisogni della persona nella fase di formazione della domanda di aiuto e in quella riservata all’elaborazione di una risposta adeguata.
Tale atteggiamento riguarda tutte le figure che partecipano alla valutazione. In quanto la collaborazione tra figure professionali diverse è indispensabile per mantenere l’orientamento verso gli obiettivi da perseguire e i risultati da raggiungere.
Perché un lavoro di équipe funzioni al meglio bisogna alimentare i sistemi di comunicazione interna, che garantisce le aperture e le flessibilità necessarie a mantenere il sistema orientato verso i risultati.

domenica 18 gennaio 2009

Familiari caregivers

Mi spiace non esser più entrata a seguire il mio blog.
Oggi volevo porre l'attenzione su un punto importante dell'assistenza all'anziano: i familiari caregivers. Con il termine caregiver si indica la persona che si prende cura di un soggetto in difficoltà perché non autosufficiente.
Il familiare caregiver si trova in una situazione che genera veri e propri sentimenti di “intrappolamento” poiché è senza scelta, in quanto non è stata assunta liberamente e costituisce un ruolo aggiuntivo. E con questo si trova ad affrontare la sfida di un nuovo ruolo che non erano affatto preparati ad assumere.
L’assistenza a un familiare malato richiede un impegno molto intenso e soggetto a variazioni nel corso del tempo. Nelle persone deboli che non riescono a far fronte alla nuova situazione il nuovo ruolo di familiare caregiver può comportare una seria di problemi: ansia, depressione, abbassamento delle risposte immunitarie e comportamenti dannosi per la propria salute.
I dati sottolineano che il caregiving sia prevalentemente svolto dalle donne che, di conseguenza, si devono confrontare con la faticosa gestione della “molteplicità dei ruoli”. L’interazione fra questi ruoli è causa di stress e può considerarsi causa dell’abbassamento generale del benessere soggettivo.
Gli operatori che lavorano a contatto con i caregivers devono considerarle come un punto di riferimento molto importante, in quanto possono fornire informazioni utili per un progetto congruo con le esigenze dell'anziano.
I familiari caregivers non sono solo fonte di informazioni ma possono anche essere coinvolti nel progetto per farli sentire utili e apprezzati,in quanto uno dei maggiori pensieri negativi che possono affligere queste persone é la colpa dell'aver istituzionalizzato un proprio caro.
A volte però può capitare che siano, anzichè una risorsa, un ostacolo al lavoro dell'équipe curante, avendo delle critiche a volte inopportune da fare nei riguardi degli operatori, avendo esigenze a volte incompatibili col grande carico di lavoro che operatori, medici, infermieri e assistenti sociali hanno...
Sta all'équipe in base alle osservazioni rinvenute capire se il familiare caregiver può essere o meno un ulteriore punto di forza nel progetto individualizzato destinato all'anziano.

martedì 4 novembre 2008

Ricordi....

Oggi leggendo un libro per la tesi intitolato "La figura dell'educatore nelle strutture per anziani" mi ha ricordato il mio tirocinio presso il Centro Servizi Anziani di Adria dove la figura dell'educatore sanitario per legge è prevista in una struttura per anziani ma non è vista di buon occhio dalle altre figure professionali come ad esempio gli infermieri o gli operatori che mi chiedevano sempre che ruolo avevo in concreto nel rapporto con l'utente e dal loro punto di vista la mia figura era quasi superflua. Tutto ciò mi aveva lasciato molte perplessità sul mio ruolo. Ma quando ho dovuto preparare un progetto per una signora affetta da depressione il mio lavoro si è perfettamente integrato con le altre professioni presenti nel centro e i risultati che son riuscita ad ottenere con questa signora mi han fatto ricredere.

Penso che per chi vuole seguire la strada per diventae educatore deve esser preparato a ricevere molte porte in faccia ma non abbattersi per questo, perchè la nostra figura è poco conosciuta nel mondo del lavoro e sta a noi farla emergere.

venerdì 31 ottobre 2008

Benvenuti!



Benvenuti!


Questo è un blog sull'inserimento dell'anziano in una struttura residenziale come la casa di riposo.

Questo argomento mi servirà per sviluppare la mia tesi quindi spero di ricevere molte visite utili a tale scopo!!!